giovedì 27 ottobre 2016

Federalismo, Radicali: Stati nazione hanno fallito, serve nuovo modello di federalismo europeo e municipale

Dichiarazione di Valerio Federico, Tesoriere di Radicali Italiani
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"Gli stati nazione hanno fallito nel governo dei grandi fenomeni in corso quali l’immigrazione, le crisi economico-finanziarie, i cambiamenti climatici e il terrorismo internazionale. Il regionalismo italiano ha prodotto spesa e debito pubblico. Rilanciamo dunque un modello di federalismo europeo con poli...tica estera, di difesa e fiscale comune e un'unica intelligence. Proponiamo nello stesso tempo un modello di federalismo municipale che garantisca al cittadino, con una reale autonomia tributaria dei comuni, la possibilità di affermare la sua sovranità al livello istituzionale a lui più vicino e di avere un maggiore controllo della qualità dell’azione amministrativa anche con nuovi strumenti di iniziativa popolare e di conoscenza e valutazione dell’attività delle amministrazioni pubbliche così come attraverso una riforma dell’erogazione dei servizi pubblici in senso concorrenziale", così il Tesoriere di Radicali Italiani Valerio Federico illustrando il dossier "Federalismo e sovranità dei cittadini", realizzato insieme a Zeno Gobetti, con la collaborazione di Demetrio Bacaro, vicepresidente del Comitato nazionale di Radicali Italiani, e Alessandro Massari, della Direzione nazionale.
Il dossier è disponibile sul sito di Radicali Italiani a questa pagina: http://www.radicali.it/…/federalismo-sovranit-dei-cittadini…
Quello del federalismo sarà uno dei temi al centro del XV Congresso di Radicali Italiani, in programma dal 29 ottobre al 1 novembre a Roma (Hotel Roma Aurelia Antica, via degli Aldobrandeschi, 223).

Tasse uguali per tutti? Ora l’Europa ci pensa



< Riparte il progetto di armonizzazione fiscale>

- Nell’epoca delle dispute fra Unione Europea e quei governi – Irlanda su tutti – divenuti sorta di paradisi fiscali per le grandi multinazionali Usa grazie ad un’imposizione fiscale bassissima, torna d’attualità il tema di una piena armonizzazione a livello europeo sull’imposizione fiscale per le aziende, una base imponibile comune per tutte le aziende presenti in più mercati europei.

Bruxelles non vuole che si ripetano casi di evasione fiscale di multinazionali come Apple, condannata dall’Ue a pagare 13 miliardi in tasse mancate a Dublino che, da parte sua, paradossalmente non vule essere pagata proprio per mantenere un regime fiscale favorevole che attragga altre aziende come Apple. Oggi un’impresa che opera in più paesi europei paga le imposte in ognuno di essi con lo svantaggio di avere aliquote e sistemi, anche di deduzione, diversi da una nazione all’altra. Un fardello di costi e perdite di tempo ed energie non indifferente. Allo stesso tempo i governi sfruttano i diversi sistemi tributari per farsi concorrenza (o dumping) fiscale e attrarre le grandi imprese facendo a gara a chi abbassa di più le aliquote, come hanno dimostrato i recenti scandali come successo in favore di Apple, Starbucks e Amazon.

Mercoledì 26 ottobre, l’esecutivo comunitario sfornerà due proposte di direttiva per l’armonizzazione fiscale. Il sistema che sarà costruito in due step temporali distinti, sarà obbligatoria per le grandi multinazionali e facoltativo per tutte le altre imprese, che comunque saranno incentivate ad usarlo grazie ai risparmi legati all’imposta unica per chi internazionalizza. Con l’obiettivo finale di arrivare al consolidamento, ovvero alla creazione entro sei anni di un bilancio unico europeo per chi ha attività in due o più paesi dell’Unione. Sarà prevista anche una nuova regolamentazione per la soluzione delle controversie.

La Commissione Europea, che ha appena approvato un pacchetto che prevede deduzioni particolarmente alte per chi investe in Ricerca e Sviluppo, stima che il progetto finirà per rafforzare la crescita del Pil europeo dell’1,2%.

Le piccole e medie imprese potranno avvalersi della base imponibile unica solo se lo riterranno vantaggioso. Il commissario agli Affari Economici dell’Ue, Pierre Moscovici, ha parlato dei benefici che si potrebbero ottenere con un regime fiscale uniforme in tutta Europa. “Stiamo proponendo uno schema che simultaneamente possa sostenere l’attività, attirare gli investitori, promuovere la crescita, e bloccare la grande elusione fiscale” delle aziende straniere.

Secondo le stime di Bruxelles, gli oneri fiscali per le multinazionali con le nuove regole scenderebbero del 2%, ma a risparmiare sarebbero soprattutto le piccole e medie imprese che lavorano in più paesi del mercato interno con un taglio delle spese fino al 30% sulle tasse pagate attualmente. Ad esempio, se il 5% delle Pmi decidesse di espandersi all’estero grazie alle nuove regole secondo la Commissione ci sarebbe un risparmio complessivo di un miliardo di euro.