martedì 29 settembre 2015

IMU: mappa del mancato gettito

Meno IMU al Sud per evasione fiscale ed errori di versamento: i dati nella nota di aggiornamento al DEF 2015.

Dalla nota di aggiornamento del DEF (Documento di Economia e Finanza) sono emersi dati che sottolineano un mancato gettito IMU pari a 5,5 miliardi di euro, in pratica pari al 28,1% del totale teorico. Sono le Regioni del Mezzogiorno d’Italia a caratterizzarsi per un tax gapsuperiore alla media.
Evasione IMU
Stando ai dati illustrati nel documento, esiste un legame tra l’evasione fiscale relativa all’IMU e l’aumento della popolazione, tanto che neiComuni con meno di 500 abitanti si ferma al 13,4% mentre in quelli che superano i 250mila si arriva al 35,2%.
Solo per confrontare alcuni dati, in Calabria il tax gap è pari al 40,6% mentre in Valle d’Aosta arriva fino al 12,7%.
Errori IMU
Dal MEF, tuttavia, arrivano precisazioni sulla corretta interpretazione di dati, evidenziando criticità che “impongono una certa prudenza nell’interpretazione dei risultati, legate soprattutto ad alcuni aspetti definitori del tax gap“:
«Parte del mancato gettito non è riconducibile a comportamenti intenzionalmente evasivi, ma si tratta di mancati pagamenti dovuti a errori/omissioni nel versamenti e nell’interpretazione delle norme e crisi di liquidità».
 
FONTE PMI

giovedì 24 settembre 2015

Deduzioni fiscali: la fattura non basta

In caso di controlli fiscali sulle deduzioni non è sufficiente esibire la fattura e il pagamento: la sentenza della Cassazione.

Con la sentenza n. 16437/2015 la Corte di Cassazione ha chiarito che, per dedurre i costi, non è sufficiente esibire la fattura e il pagamento e, ancora una volta, ha ribadito che se l’Amministrazione finanziaria prova che in realtà l’operazione non è stata effettuata l’onere di dimostrare il contrario si trasferisce al contribuente.
Operazione fatturata non effettuata
Per dedurre l’IVA o i costi sostenuti non basta esibire la relativa fattura, se l’Amministrazione finanziaria fornisce elementi probatori del fatto che l’operazione fatturata non è stata effettuata, ad esempio perché mera espressione cartolare di operazioni commerciali mai poste in essere da alcuno. In questi casi il contribuente deve dimostrare l’effettiva esistenza delle operazioni contestate.
Sentenza Cassazione
Il caso riguardava due avvisi di accertamentorelativi a IRPEF e IRAP, i costi portati indeduzione facevano riferimento a prestazioni derivanti da fatture emesse da una società per la fornitura al professionista, mediante apposito contratto, di strutture e servizi sanitari. Le verifiche dell’ufficio avevano poi rilevato che tali strutture e servizi non erano mai messi a disposizione e utilizzati. Una ricostruzione dei fatti, peraltro mai contraddetta dal contribuente, in base alla quale la Commissione provinciale aveva rideterminato un minore importo della detrazione spettante (circa la metà). Alla stessa conclusione erano giunti i giudici di secondo grado ribadendo che, trattandosi di costi per prestazioni risultate parzialmente inesistenti, non poteva ritenersi sufficiente la semplice indicazione di un corrispettivo forfettario in un contratto.
Infine la Corte di Cassazione ha rigettato definitivamente il ricorso del contribuente, ritenendo la motivazione della decisione impugnata logica e coerente.
Fonte: sentenza Cassazione.

lunedì 21 settembre 2015

COMUNE SAN FELE, GRUPPO L’ALTERNATIVA SU BILANCIO DI UN ANNO

 “Il Sindaco Sperduto ben si è guardato dal commentare il proprio bilancio di mandato* ad un anno dall’insediamento in comune. Certo, vista l’inerzia assoluta di questa amministrazione, strangolata dai debiti e dalla incapacità di programmare una qualsiasi forma di sviluppo, non ci aspettavamo che in consiglio si discutesse di risultati raggiunti in un anno, ma che almeno si discutesse di quello che rappresenta l’unico fatto veramente significativo nella vita economica e sociale sanfelese degli ultimi decenni e cioè il fenomeno turistico legato alle cascate del torrente Bradano”. Lo affermano i consiglieri comunali di San Fele del gruppo “L’alternativa”. 

“Era legittimo aspettarsi che si discutesse di quanto programmato rispetto al flusso di turisti in arrivo a San Fele, che va costantemente avanti ormai da qualche anno e che ha ruotato finora su una attività di valorizzazione dei luoghi ed una organizzazione dei flussi fatta con tanta volontà e con pochi mezzi da una associazione. Ma così non è stato poiché non si poteva parlare in un bilancio di mandato su ciò che non si è fatto e resta nel gruppo consiliare L’Alternativa la preoccupazione e la delusione per la scarsa attenzione della politica ad un fenomeno così impattante sulla vita sanfelese. Già un anno fa il gruppo consiliare L’Alternativa aveva chiesto all’amministrazione che a fronte di una programmazione già pianificata durante la precedente consiliatura di Fasanella, si attivasse a mettere in campo la progettazione necessaria per sviluppare, tutelare e valorizzare sia la storia (mulini gualchiere, sentieri, passaggi) sia gli aspetti ambientali del torrente Bradano (salti d'acqua, flora, fauna) sia infine, per comunicare all'esterno la bellezza di questi luoghi. Già un anno fa avevamo posto in evidenza la necessità di investire sul torrente Bradano e la necessità di farlo subito, prima cioè che questo fenomeno subisse una involuzione. Non la pensava così evidentemente l'amministrazione comunale che ad un anno dal suo insediamento si è guardata bene sia dallo spendere quello che ha già in cassa (60-70 mila euro avanzati da quanto procurato dalla vecchia amministrazione), sia dal predisporre seppure un minimo di progetto da candidare a finanziamento, direi di più, non si è neanche preoccupata di avviare una discussione su come sviluppare e rendere magari stabile il fenomeno turistico generato dal torrente Bradano che vorrei qui ricordare ormai si avvia verso i trentamila arrivi annui. 

Nulla di quanto scritto e presentato in consiglio comunale un anno fa è stato realizzato ed è ora che qualcuno cominci ad assumersene la responsabilità. Non è possibile che si prosegua con questo andazzo per i prossimi 4 anni. Non è possibile continuare a riscaldare le sedie in consiglio comunale per 4 anni ancora”. 

mercoledì 16 settembre 2015

Ulteriori precisazioni della Corte costituzionale in tema di conflitti tra Stato e Regioni

Che i giudizi sui conflitti di attribuzione in senso lato, si tratti di quelli tra i poteri dello Stato ovvero tra Stato e Regioni (o tra Regioni), siano stati avvolti, sin dall’origine, da un’area di (maggiore) incertezza e vaghezza (rispetto al giudizio sulle leggi) – non foss’altro (ma non solo) per un dato positivo, di rango costituzionale e primario molto scarno, è circostanza ormai nota. Così come lo è il ruolo fondamentale che la Corte costituzionale, in dose maggiore per i conflitti tra poteri rispetto a quello Stato-Regioni, ha svolto nella (a quel punto, necessaria) “costruzione” dei due istituti. Certo, non sono mancati, e continuano ad esservi, nella giurisprudenza costituzionale degli ultimi quarant’anni, momenti di altrettanta incertezza, orientamenti non sempre coerenti e qualche inspiegabile oscillazione. Ma, altrettanto certamente, può dirsi che senza l’apporto della Corte, i contorni dei due istituti sarebbero ancora ben lontani dall’essere più nitidi che in partenza... (segue)

lunedì 7 settembre 2015

Spagna - Elezioni in Andalusia: la vittoria del Psoe e la crisi del bipartitismo

Lo scorso 22 Marzo gli elettori andalusi si sono recati alle urne per il rinnovo del Parlamento regionale ed hanno confermato la storica egemonia del Partido Socialista Obrero Espanol ( Psoe) alla guida della Comunidad con il 35,4% dei voti. Tuttavia il quadro politico che si presenta alla neo presidente Susana Diaz è del tutto inedito: l’irruzione di Podemos, il partito degli “Indignatos”, che ottiene ben 15 seggi con il 15% dei voti; l’ingresso di Ciudadanos, partito centrista nato dieci anni fa in chiave unionista in Catalogna, che per la prima volta si presenta ad un’elezione locale fuori dalla Catalogna ottenendo ben 9 seggi con il 9,1% delle preferenze; la grande sconfitta del Partido Popular (PP), che perde circa mezzo milione di consensi ( si attesta infatti al 26,9%) e crolla da 50 a 33 seggi. Sembra ormai evidente che, per la prima volta dalle prime elezioni democratiche, il bipartitismo spagnolo stia entrando in crisi: i due partiti da sempre egemoni, Psoe e PP,che fino a tre anni fa sommavano ben l’80% dei voti ed oggi sono scesi al 62%, stanno attraversando una crisi di consensi senza precedenti, (iniziata con l’exploit di Podemos nelle ultime europee) crisi confermata dal fatto che i nuovi movimenti stanno prendendo piede anche la dove il Psoe è più radicato. L’Andalusia infatti è governata da ben 33 anni dai socialisti e rappresenta una roccaforte del Psoe, e nonostante la vittoria, quello odierno rappresenta il peggior risultato elettorale dal 1982. Con i suoi 47 seggi, Susana Diaz, subito dopo la vittoria ha affermato che manterrà la promessa fatta in campagna elettorale di non voler stringere alleanze con altre forze poiché, come lei stessa afferma, questa ampia maggioranza le  ha dato una stabilità che prima non aveva, riferendosi evidentemente alla precedente turbolenta coalizione di governo con Izquierda Unida (IU), altro grande sconfitto di queste votazioni che scende da 12 a 5 seggi... (segue

domenica 6 settembre 2015

PER RILANCIARE LE IMPRESE SERVONO IDEE, COMPETENZE E AFFIDABILITÀ

AGR Il convegno sul tema delle start up 2015 e le nuove opportunità per
fare impresa, realizzato nell’ambito della manifestazione “Matera è Fiera”, ha visto la partecipazione di esponenti della politica come anche di imprenditori che hanno inquadrato lo scenario delle imprese lucane secondo un’ottica positiva. 

Al convegno sono intervenuti Francesco D’Alema, presidente giovani imprenditori Confindustria Basilicata; Raffaele Liberali, assessore attività produttive della Regione Basilicata; Gianpiero Maruggi, amministratore delegato di Sviluppo Basilicata; Mariarita Costanza, amministratore del gruppo Zucchetti Spa,; Daniele Gioia di Recofunghi srl e Giuseppe Palo, provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria della Basilicata. I lavori sono stati conclusi dal Presidente della Regione, Marcello Pittella. 

Le start up della Basilicata se ben dotate di idee, di strumenti e di concretezza possono decollare per migliorare i loro dati in termini di fatturato e abbassare la soglia di disoccupazione giovanile. E’ importante indirizzare anche alle start up le dotazioni finanziarie destinate alla Regione. Sono pari a 826 milioni di euri a cui vanno aggiunte le risorse previste per la vittoria di Matera a capitale europea della cultura per il 2019. Le aziende hanno bisogno di iniezioni di liquidità e contemporaneamente di miglioramenti infrastrutturali viari e tecnologici. Si consideri che le carenze del sistema stradale incidono fortemente sui costi di logistica del prodotto e poi sul prezzo finale al consumatore. Una sfida ambiziosa è la partecipazione della Regione Basilicata all’ “Agenda Digitale”. Creare un sistema informativo diffuso costituisce significativi vantaggi in termini di competitività. Infine si vuole realizzare una forma democratica di accesso ai fondi comunitari per consentire al piccolo imprenditore di avere le stesse chances rispetto a un medio o grande imprenditore. Oggi il micro-credito permette alle aziende di avere una somma di 25.000 euri per andare avanti, ma ciò che manca è il supporto da parte dei grandi gruppi bancari. Un caso esemplare nel territorio materano è “casa Matera”. Probabilmente gli imprenditori materani hanno capito che investire in ricerca, designe e qualità significa possedere parte dei requisiti essenziali per vincere sul mercato.

venerdì 4 settembre 2015

I nodi della governance europea: euro, politica fiscale, bilancio unico dell’Unione. Per una nuova legittimazione democratica della BCE

Un utile contributo al tema odierno potrebbe, forse, opportunamente prendere le mosse dalla sottolineatura di alcuni paradossi che oggi si pongono all’attenzione non soltanto di chi possiede particolari competenze di economia politica, di scienza delle finanze e/o in materia fiscale, ma più in generale di tutti coloro che si impegnano nel tentativo di offrire soluzioni per sciogliere, quantomeno, taluni di quei nodi,relativi alla governance europea, cui fa riferimento il titolo di questa riflessione. Il primo di tali paradossi è talmente noto, che non richiede grandi dimostrazioni. E’, infatti, riassumibile nella decisione di dislocare su differenti livelli di governo politica monetaria, da un lato, e politica economica, dall’altro, con tutte le “paradossali” conseguenze ormai da tempo messe in luce nella letteratura scientifica, anche giuspubblicistica. Pare sufficiente, pertanto, riferirsi a quella che, con espressione forte, potrebbe persino definirsi la “schizofrenia” insita nell’aver affidato il governo della moneta alle competenze europee senza accompagnarvi un sostanziale governo dell’economia, sostenuto da un’adeguata politica fiscale. In sintesi, da un lato, ciò conduce alla paralisi dello stesso modello sociale europeo, che, per quanto sufficientemente definito nei diritti individuali, nelle libertà collettive e nei servizi pubblici previsti a vantaggio dei cittadini-consumatori, sconta la carenza da parte dell’Unione dei mezzi operativi per la realizzazione di quegli obiettivi di solidarietà cui pure è intitolato il Titolo IV della Carta di Nizza-Strasburgo, considerato che l’Unione non eroga direttamente prestazioni sociali, mentre, per altri versi, le limitate competenze europee di coordinamento delle politiche economiche nazionali si sono rivelate, nei fatti, deboli e insufficienti a contenere gli shock asimmetrici e ridurre gli squilibri economici fra le varie aree dell’eurozona. Dall’altro lato e correlativamente appare chiaro come, una volta sottratta agli Stati la possibilità di decidere i tassi di inflazione, le competenze politiche nazionali siano state sostanzialmente private del più tipico tra gli strumenti di manovra dell’economia, pur mantenendone formalmente le attribuzioni di governo, sicché, nella difficoltà di rilanciare consumi e investimenti, quando non anche le esportazioni, i Paesi membri più pesantemente segnati dalla recente crisi sono stati indotti ad intervenire, in funzione di contenimento del debito sovrano, con la riduzione delle spesa pubblica, ciò che ha finito in ultima analisi per minare la stessa tenuta del modello dello Stato sociale... (segue)

giovedì 3 settembre 2015

Linee guida per una riforma della non autosufficienza: vincoli costituzionali e modelli di tutela

In un periodo di perdurante crisi economico-finanziaria come quello attuale, caratterizzato da una drastica riduzione delle risorse disponibili, diventa strategico investire sullo sviluppo di un modello volto a promuovere e proteggere le situazioni di maggiore disagio familiare, dovute alla necessità di confrontarsi con il fenomeno – in costante crescita, anche per via dell’inarrestabile invecchiamento della popolazione – della non autosufficienza. Questa è oggi senza dubbio una delle questioni più rilevanti dal punto di vista sociale, sanitario, lavorativo, economico e soprattutto di sostegno delle famiglie, che sconta una serie di problematiche, quali ad esempio: l’assenza di uniformità e organicità della disciplina sulla non autosufficienza; la frammentazione delle competenze; la prevalenza di trasferimenti monetari senza alcun collegamento con i servizi; l’impronta familistica e informale dell’assistenza. Un altro problema non poco preoccupante per la tenuta complessiva del sistema è legato alle sorti degli andamenti demografici, che vedono crescere considerevolmente il numero della popolazione anziana – e, dunque, anche non autosufficiente – nei paesi ricchi dove, a fronte della crescita dell’aspettativa di vita, si registrano livelli di natalità sempre più bassi. Il panorama demografico mondiale presenta pertanto profondi e crescenti squilibri tra aree del pianeta in grado di ripercuotersi sensibilmente sulle dinamiche economiche e politiche dei singoli paesi. Ciò comporta che in Italia, tanto per fare un esempio, la già fondamentale funzione delle strutture assistenziali è destinata a crescere di importanza, vista la marcia rapida e forzata di invecchiamento della popolazione. Ma, di pari passo, bisogna confrontarsi con un problema non di secondo piano, cioè il costo delle prestazioni socio-sanitarie che, oltre a essere di per sé particolarmente onerose, si rivelano spesso fonti di discriminazioni nelle possibilità di accesso. Basti pensare ai numerosi casi di familiari di persone ricoverate nelle case di cura che, per via della necessità di un immediato ricovero del proprio parente presso tali strutture, hanno finito con l’indebitarsi, «con l’esito paradossale di rendere la realizzazione di servizi sociali fattore scatenante di cadute in povertà». Ciò premesso, attraverso il presente lavoro ci si propone di individuare i presupposti costituzionali per un possibile intervento riformatore sulla non autosufficienza. In particolare, sarà necessario considerare le seguenti tipologie di vincoli: a) sostanziali, derivanti dalle fonti sovraordinate alla legge (vale a dire, le norme costituzionali e sovranazionali); b) istituzionali, inerenti i rapporti di competenza tra i diversi livelli di governo, con particolare riferimento al riparto di competenze legislative e amministrative tra Stato, Regioni ed enti locali; c) finanziari, che sono strettamente connessi ai vincoli istituzionali e fanno leva sull’esigenza di contenere la spesa pubblica. Inoltre, sarà indispensabile dare conto dei modelli di tutela della non autosufficienza attualmente vigenti, che inevitabilmente costituiranno i capisaldi della riflessione: non si potrà infatti prescindere dalla disamina dell’istituto dell’indennità di accompagnamento, l’unica misura autenticamente concepita come sostegno alla non autosufficienza, essendo erogata a prescindere dalle condizioni reddituali del soggetto percipiente; né si potrà omettere di considerare il ruolo sempre maggiore assunto dall’integrazione sociosanitaria, toccando tra l’altro il problema della compartecipazione alla spesa sociosanitaria, con specifico riguardo al riformato (e già stravolto da alcune recenti sentenze amministrative) Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE). Da ultimo, si accennerà alle modalità attraverso le quali la non autosufficienza è tutelata in altri Paesi (in particolare, Germania e Spagna), sottolineando infine il possibile ruolo che potrebbero assumere la mutualità e il welfare aziendale o contrattuale nell’ambito di un’eventuale proposta di riforma (rispetto alla quale si metteranno in rilievo le principali linee guida e i vincoli che, in ogni caso, dovranno osservarsi)... (segue)