giovedì 7 agosto 2014

A Milano è stata abrogata la proprietà privata. Non per mezzo della rivoluzione, ma col regolamento edilizio

 In riferimento al regolamento edilizio adottato dal Consiglio Comunale, riproponiamo le osservazioni di Fabrizio De Pasquale pubblicate nel luglio dello scorso anno. * * Approfittando di una società civile disattenta e del sonno dei grandi giornali, la Milano di Pisapia compie un nuovo passo verso la edificazione del socialismo reale e verso un futuro di miseria e di crescita zero. Attraverso il regolamento edilizio, l’Assessore De Cesaris vorrebbe abrogare l’articolo 42 della Costituzione, che riconosce la proprietà privata e ne garantisce il godimento ai proprietari, segnalando che eventuali limitazioni devono essere fissate per Legge. L’amministrazione Pisapia, saldamente convinta che la proprietà privata è un furto, come ogni sessantottino o no global che si rispetti, ha fissato nel regolamento edilizio questo principio: se il proprietario non cura il proprio immobile, il Comune prima lo diffida (e ciò accade anche ora ove un immobile costituisca pericolo per l’incolumità oppure su aree che diventano discariche), poi provvede alla manutenzione direttamente e si fa rimborsare l’intervento; infine dopo 5 anni destina a finalità sociali l’immobile il cui proprietario non fa interventi di manutenzione. Siamo alla socializzazione della proprietà privata. Con questo strumento si vorrebbe forse evitare ai centri sociali la fatica di occupare immobili tipo la Torre Galfa, perché il Comune glieli potrebbe affidare direttamente. E’ il solito sogno della sinistra comunista: sequestrare la proprietà a chi se l’è conquistata, per assegnarla a fantomatiche funzioni sociali gestite dai commissari del popolo.occupazione1 E’ una vera follia che potrebbe ulteriormente fiaccare il mercato immobiliare. Perche’ un privato non puà decidere in libertà quando è il momento di investire e glielo devono dire i funzionari comunali? Quale investitore straniero verrebbe più a investire a Milano sapendo che il Comune potrebbe requisire il suo bene? Con quali soldi il Comune rimetterebbe a posto questi immobili, visto che attualmente non ha i soldi per tappare i buchi delle strade? Il Comune pensi a quanta responsabilità sua c’è negli edifici abbandonati: PGT penalizzanti, procedure defatiganti, cambiamenti di linea politica etc. determinano non pochi ritardi. E poi perché dovremmo affidare dei beni privati a chi gestisce male le proprie sedi (Via Pirelli è fuorilegge) e il proprio patrimonio (guardiamo le case popolari o il Marchiondi, giusto per fare un esempio). Mi stupisco che simili panzane non producano una sollevazione non solo nei proprietari di immobili, ma anche in tutte quelle categorie che vivono nella filiera del mattone. Quanto pensano di potere mantenere un minimo benessere con questo socialismo reale in ritardo di un secolo

A Milano è stata abrogata la proprietà privata. Non per mezzo della rivoluzione, ma col regolamento edilizio

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